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GIUSEPPE GARIBALDI, L'EROE DEI DUE MONDI
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GIUSEPPE GARIBALDI, L'EROE DEI DUE MONDI
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Carattere irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare.
Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza.
Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina.
Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile.
Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma.
Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna.
Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera.
Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi.
Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia.
I1 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.
I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali.
Per approfondire la spedizione dei mille, clicca qui sotto
http://www.historicamente.net/t2671-la-spedizione-dei-mille
Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte.
Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa.
Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.
Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici.
Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia.
Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.
Le avventure di Garibaldi in Sud America
Giunto a Rio de Janeiro nella fine del 1835 o nel gennaio del 1836, venne accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovine Italia, avvisati da Canessa poco prima, iniziò quindi un piccolo commercio di paste alimentari in porti vicini. La sua prima lettera venne spedita il 25 gennaio 1836. Cerca di instaurare un rapporto con Giuseppe Stefano Grondona, il «genio quasi infernale» come lo definirà lui stesso, senza riuscirci, anche cedendogli la presidenza dell'associazione locale della Giovine Italia. Fondò una società con l'amico Luigi Rossetti, chiamato Olgiati.
Scrive direttamente a Mazzini il 27 gennaio, in una lettera mai giunta a destinazione, chiedendo che rilasciasse «lettere di marca», un'autorizzazione ad iniziare una guerra corsara contro i nemici austriaci e piemontesi, una richiesta impossibile da esaudire, ma senza le quali le sue azioni sarebbero state solo atti di pirateria. Parla apertamente contro Carlo Alberto sul Paquete du Rio cura le stampe della lettera mazziniana a Carlo Alberto e gli furono aperte le porte della loggia irregolare Asilo di Vertud.
Nel febbraio del 1837 parla con Livio Zambeccari, detenuto nella prigione Santa Cruz, era il segretario di Bento Gonçalves, presidente del Rio Grande del Sud, una piccola repubblica opposta al Brasile, sarà l'inizio di una collaborazione ufficiale.
Il 4 maggio 1837, ottenne una patente di corsa, la numero sei (avevano rilasciato un totale di 12 patenti) , documento firmato dal generale Joao Manoel de Lima e Silva apparentemente firmata il 14 novembre 1836. Nell’atto si leggeva la lista dei 14 uomini autorizzati a utilizzare la lancia Mazzini di 20 tonnellate, il capitano designato era Joao Gavazzon (o Gavarron), mentre Garibaldi figurava come il primo tenente. A Joao risultava intestata anche un’altra nave, la Farroupilha di 130 tonnellate. ottenuta dal governo della Repubblica Riograndense (Rio Grande do Sul), ribelle all'autorità dell'Impero del Brasile.
La nave comprata tempo prima grazie ai soldi di Giacomo Cris (vero nome di Giacomo Picasso con il quale si fece conoscere), era stata battezzata Mazzini, e con i soldi fruttati da una colletta, 800 lire verranno effettuate delle migliorie. Salperanno il 7 maggio, a bordo si contavano 12-13 uomini in tutto, fra cui il nostromo Luigi Carniglia, il timoniere Giacomo Fiorentino e Joao Baptista, un brasiliano che doveva pensare alle armi.
Sul giornale Jornal do comercio si dava come destinazione del viaggio Campos e come comandante Cipriano Alves (altro nome assunto da Garibaldi) La prima preda fu una lancia da cui prese lo schiavo nero Antonio e lo affrancò rendendolo libero. L'11 maggio i corsari avvistarono una sumaca chiamata Luisa e la abbordarono. Si contavano quattro uomini e quattro schiavi che verranno resi liberi a cui si aggiunse il primo. Garibaldi rifiuta ogni bene che il capitano gli aveva offerto e non vuole che i beni personali vengono toccati. Si continuò sulla nuova nave, più grande, ventiquattro tonnellate, a cui venne cambiato il nome mentre quella vecchia venne fatta affondare. I prigionieri vennero fatti scendere in seguito, sull'unica lancia che avevano a disposizione, con loro il brasiliano che non si era reso conto del pericolo.
Successivamente non si hanno notizie di altri abbordaggi, puntano verso Maldonado si giunse al 28 maggio. Intanto le sue gesta si diffusero ma non portando dati corretti, a sentire il ministero dela guerra e marina a Montevideo avrebbe liberato 100 schiavi neri. Lascia nella notte del 5-6 giugno la città avvertito del pericolo, infatti la Imperial Pedro sapeva dei corsari e li cercava per arrestarli.
Partiti nuovamente non si accorsero del malfunzionamento della bussola che li porta fuori rotta verso gli scogli all'altezza della punta de Jesùs y Maria. Il viaggio riprese, ottenuto con difficoltà dei viveri, dovendo in qualche modo ovviare alla mancanza di una lancia, comprata poi in seguito, utilizzarono in sostituzione la tavola su cui si mangiava, barili vuoti e vestiti a far da vela.
Affrontarono un lancione, il Maria, che era salpato con l'intento di catturare il corsaro, era il 15 giugno. Nel combattimento il timoniere incontra la morte, e Garibaldi che lo sostitusce viene ferito quasi mortalmente perdendo i sensi. La battaglia la continuarono i rimanenti italiani, comandati da Carniglia, fino alla fuga. Altri marinai abbandonarono la nave, l'eroe intanti riceve cure e si riprende.
Garibaldi scrive al generale Pascual Echague chiedendo aiuto, lo otterrà in parte: la nave partì per Buenos Aires giungendovi il 20 ottobre e venne restituita al proprietario, mentre i corsari rimasti non potevano lasciare Gualeguay (Argentina), erano prigionieri del governatore Juan Manuel de Rosas
Impara lo spagnolo. Tentò la fuga ma fu catturato e torturato da Leonardo Millán, rimase due mesi nel carcere di Bajada alla fine lo rilasciarono, nel febbraio del 1938, non avendo nulla da imputargli. Raggiunti a Paraná Guazú i suoi amici Rossetti e Cuneo seppe dell'arresto di Joao Gavazzon e di Giacomo Picasso. A cavallo giunse a Piratini, a maggio del 1838, un viaggio di 480 km. Conosce di persona di Bento Gonçalves e ne rimane affascinato.
Si organizzò un cantiere navale lungo il fiume Camaqua, capo dei lavori era l'irlandese di origine, John Griggs, intanto Garibaldi divenne comandante della flotta. Due lancioni erano pronti al varo: il Rio Pardo 15-18 tonnellate, nave dove si imbarcò lo stesso Garibaldi e l' Independencia, nell'equipaggio, che contava complessivamente circa 70 persone, vi erano Mutru e Carniglia. Partirono il 26 agosto 1938, riuscirono a superare lo sbarramento posto dalle navi nemiche. Il 4 settembre avvistarono due navi nemiche, una di esse fuggì l'altra una sumaca chiamata La Miniera si arrese. Vi era il problema della spartizione della preda: da dividere in tre parti secondo quanto scritto nell'accordo redatto da Rossetti, 8 (di cui una a Garibaldi) secondo quanto si decise alla fine, dal ministro delle finanze Almeida. L'ammiraglio Greenfell allarmato dall'accaduto fece scortare ogni nave con quelle di guerra, intanto nella piccola flotta di Garibaldi si aggiunsero altri navi e altre erano i costruzione.
Il 17 aprile 1839 avvertiti dal grido «è sbarcato il Moringue» (così era chiamato il maggiore Francesco Pedro de Abreu, a cui era stato l'ordine di eliminare Garibaldi) sventarono il tentativo di imboscata, anche se i nemici erano favoriti dalla nebbia. Affrontarono i circa 150 uomini inviati, ferendo lo stesso Moringue costringendoli alla ritirata, fu una vittoria celebre, conosciuta con il nome di ("Battaglia del Galpon de Xarqueada"). L'eco della vittoria venne ufficializzata dal rapporto del ministro della Guerra al parlamento brasiliano
Partecipò, quindi, in qualità di capitano tenente, alla campagna che portò alla presa di Laguna, il cui comando venne affidato al colonnello David Canabarro, della capitale dell'attigua provincia di Santa Caterina. La tattica utilizzata fu singolare: si risalì il fiume Capivari ingrossato dalle ultime pioggie avanzare le navi per via terra, con l'aiuto di due carri preparati dentro alcune fosse, trainati fino a giungere alla laguna di Thomás José e scendere dal Tramandai, per tale progetto vennero scelti i due nuovi lancioni: Farroupilha (18 tonnellate, su cui dava gli ordini l'eroe) e il Seival (12 tonnellate, a cui comando si ritrova Griggs).
Il 5 luglio inizia il trasporto via terra evitando l'attacco nemico che si stava preparando più avanti, terminerà l'11 luglio, tre giorni dopo il 14 luglio riprenderanno il mare. La nave di Garibaldi si rivela troppo pesante: il timone si spezza la nave si rovescia, è il 15 luglio 1839. Durante la tempesta annegheranno fra gli altri Mutru, Carniglia e Procopio uno schiavo reso libero che aveva ferito il Moringue. L'assalto verrà condotto lo stesso con l'unico Lancione rimasto, il Seival, condotto da Garibaldi, di fronte hanno un brigantino e quattro lancioni. Si dirige verso sud protando le inseguitrici, due lancioni, il Lagunense e l'Imperial Catarinense in una trappola. Dei soldati nascosti nella fitta vegetazione assaltarono le navi e le conquistarono, vennero poi utilizzate per distrarre gli altri due lancioni, Santa Ana e l' Itaparica si arresero, il brigantino Cometa fuggì.
Il 25 luglio 1839 venne conquistata Laguna e con il suo nuovo nome, Juliana venne proclamata la repubblica catarinense. Gli imperiali inviarono il maresciallo Francisco José de Souza Suares de Andrea con una flotta di 12 navi e tre lancioni, nei primi scontri venne ucciso Zeferino Dutra, uomo a cui Garibaldi aveva lasciato il comando del resto della flotta.
L'eroe prese il comando della Libertadora rinominata Rio Pardo, il Seival fu affidato a Lorenzo Valerigini. Occorrevano arrembaggi ma vicino alla laguna vi era un blocco navale creato dagli imperiali, per superarlo, il 20 ottobre si inviò una sumaca per distrarre le navi che partirono all'inseguimento lasciando il resto della flotta liberi di agire.
In una di queste azioni si trovarono di fronte alla nave Regeneração che con i suoi venti cannoni (le tre navi avevano un solo cannone ciascuno mise in fuga le navi. Fuggirono per lo stesso motivo anche dalla Andorinha, si attendeva di ritornare alla laguna. era il 2 novembre, il Rio Pardo tornò pochi giorni dopo. Malvolentieri guidò l'attacco alla cittadina Imaruí con l'intenzione di punirla del tradimento.
Il 4 novembre l'esercito imperiale forte di 16 navi con 33 cannoni complessivi e 900 uomini, riconquistò la città e i repubblicani, dopo aver incendiato le navi senza che i soccorsi richiesi fossero giunti, ripararono sugli altipiani, Griggs venne ucciso.
Sulla terraferma i combattimenti continuarono, e furono i primi per Garibaldi: il 14 dicembre 1839 a Santa Vittoria attaccò con i suoi marinai il nemico e costringendolo alla ritirata, il secondo, il 12 gennaio 1840 nei pressi di Forquillas: guidando la fanteria, 150 uomini soccorse il colonnello Teixeira.
Sconfitti Garibaldi radunò i sopravvissuti, 73 uomini in tutto, salì su un'altura e solo di notte gli inseguitori smisero la caccia. Marciarono per quattro giorni fino nei pressi di Vacaria e poi di nuovo al Rio Grande.
« Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi impresa. »
(Alessandro Walewski da J. Duprey, Un fils de Napoleón dans les pays de la Plata au temps de Rosas, Parigi-Montevideo 1937, p. 164.)
Nell'aprile del 1840 si radunarono i due eserciti nei pressi del fiume Taquari, 4.300 imperiali, al comando del generale Manuel Jorge Rodríguez che avrebbero affrontato 3.400 riograndesi, ma non ci fu alcuna battaglia. Si decise di attaccare San José do Norte, punto strategico di rifornimento. Dei quattro fortini disposti a difesa tre vennero distrutti in poco tempo, l'azione era guidata da Gonçalves con Teixeira. L'ammiraglio Greenfell inviò i rinforzi, garibaldi suggerì di bruciare la città l'idea non venne accolta, fuggiti il nizzardo si fermò su ordini dati a San Simón, poco dopo il 24 settembre 1840 fu ucciso Rossetti. Giunto a San Gabriel strinse amicizia con Francesco Anzani. Gli venne concesso di recarsi a Montevideo e di portarsi 1.000 buoi, riuscì a farne partire 900, negli oltre 600 km che percorse perse la maggior parte dei capi, solo 300 giunsero a destinazione nel giugno del 1841.
Soggiornava in casa di amici, non si conosce con esattezza quando Garibaldi entrò nella marina uruguayana, datogli il grado di colonnello, gli venne affidata una missione: una volta partito da Montevideo via mare si doveva penetrare nel Paraná fino a Bajada e poi portare il bottino preso dalle navi incrociate a Corrientes, una missione definita «suicida».
Le navi erano tre: Constitución, 256 tonnellate 18 cannoni comandata direttamente dal nizzardo, le altre due erano il brigantino Pereyra comandato da Manuel Arãna Urioste e la goletta mercantile Procida comandata da Luigi De Agostini. Partirono il 23 giugno 1842. Durante il viaggio la Constitución si arena, venne soccorsa dal Procida mentre gli argentini sopraggiunsero; si trattava dell'ammiraglio William Brown (1777 - 1857) al comando di sette navi, una di esse, la Belgrano si arenò. Grazie alla nebbia Garibaldi e le altre navi riescono a fuggire, Brown li insegue ma si immette su una rotta errata.
La navigazione continuò nel Paraná dal 29 giugno e raggiunsero come da programma Bajada il 18 luglio. Continuarono il viaggio superando il porticciolo di Cerrito. Le navi di Brown a cui si aggiunsero quelle comandate dal maggiore Seguì raggiunsero le navi del nizzardo vicino alla Costa Brava: da una parte 3 brigantini e 4 gollette, con un totale di circa 700 uomini e 53 cannoni mentre Garibaldi poteva contare su due delle tre navi in quanto la Procida si distaccò precedendoli a Corrientes, 29 cannoni e circa 300 uomini, entrambi avevano anche imbarcazioni minori.
Il 16 agosto Brown iniziò a fare fuoco. Risultano inutili i tentativi di resistenza, Urioste cercò di portare lo scontro via terra ma viene sconfitto, intanto Alberto Villegas con il suo gruppo fuggì. Dopo tre giorni di combattimenti, le navi vennero incendiate, ma alcuni dei corsari saltarono in aria con esse. Garibaldi si trasferisce prima a Goya e dopo vari spostamenti il 19 novembre si ritrova a Paysandù, qui ricevette l'ordine dal generale Felix Edmondo Aguyar di compiere alcune azioni militari. Venne poi richiamato a Montevideo, prima di raggiungerli dovette bruciare nuovamente la flottiglia che comandava. Giunto nel dicembre del 1842 con l'incarico di ricostruire la flotta perduta, con un attacco affondò il 2 febbraio 1843 un brigantino che faceva parte dela flotta di Brown, pochi giorni dopo venne respinto un primo tentativo del generale Manuel Oribe, iniziò il 16 febbraio 1843 l'assedio. Il 29 aprile dopo aver rinforzato l'isola dei Topi si ritrovò di fronte il giorno dopo nuovamente Brown. L'ammiraglio contava su due brigantini e due golette, Garibaldi due imbarcazioni con un cannone ciascuno, gli inglesi intervennero salvandoli.
Alla fine dell'anno prese il comando della Legione italiana. Il colore scelto per le divise fu il rosso, la bandiera, un drappo nero rappresentava il Vesuvio in eruzione. In seguito venne tradito dal colonnello Angelo Mancini, Dopo piccole vittorie conseguite rifiutò in una lettera del 23 marzo 1845 la proposta fatta a gennaio dal generale Rivera che voleva regalare alcune terre alla Legione italiana.
Si cercò di far finire l'assedio, si opposero senza successo gli ammiragli Herbert Ingliefeld e Jean Pierre Lainé, intanto Brown si ritirò, e tempo dopo volle salutare il suo avversario. Ingliefeld iniziò insieme a Garibaldi ad aprirsi un varco, con l'intenzione di conquistare porti nemici, era l'agosto del 1845. Il nizzardo comandava due brigantini Cagancha (64 uomini) e il 28 de marzo (36 uomini) e altre navi. Si aggiunsero i validi aiuti di Juan de la Cruz e José Mandell. Dopo aver preso l'isola del Biscaino e Gualeguaychú. Si aggiunse la goletta francese Eclair al cui comando vi era Hippolite Morier, si giunse davanti a Salto, occupata dagli uomini di Manuel Lavalleja. Egli dopo essere stato sconfitto da Francesco Anzani abbandonò la città che il 3 novembre fu occupata da Garibaldi.
Justo José de Urquiza iniziò l'assedio alla cittadina il 6 dicembre, dopo diciotto giorni di attacchi lasciò una parte dei suoi uomini, 700 di essi e abbandonò l'impresa. Il 9 gennaio 1846 Garibaldi ottiene la sua prima vittoria contro gli assedianti, attaccando di notte. Il generale Anacleto Medina intanto stava giungendo a dar man forte con i suoi cinquecento cavalieri, Garibaldi cerca di affrontarlo con 186 legionari e 100 uomini guidati dal colonnello Bernandino Baez ma vengono colti di sorpresa a loro volta dal generale Servando Gómez nei pressi di San Antonio.
Gli uomini trovarono riparo nei resti di un saladero dove si organizzarono, sparando solo a bruciapelo e attaccando in seguito con la baionetta riuscirono a resistere all'attacco, dopo otto ore di combattimento, Garibaldi ordina la ritirata.
Si conteranno 30 morti a cui si aggiungeranno 13 dei feriti mentre Servando ne avrà contati più di 130. I morti verranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui verrà piantata una bandiera in loro onore, è l' 8 febbraio 1846 Il nizzardo rimase a Salto per diversi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20 maggio attaccò nella notte Gregorio Vergara e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare i soldati che li inseguivano comandati da Andrés Lamas.
Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza.
Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina.
Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile.
Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma.
Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna.
Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera.
Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi.
Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia.
I1 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.
I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali.
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http://www.historicamente.net/t2671-la-spedizione-dei-mille
Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte.
Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa.
Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.
Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici.
Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia.
Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.
Le avventure di Garibaldi in Sud America
Giunto a Rio de Janeiro nella fine del 1835 o nel gennaio del 1836, venne accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovine Italia, avvisati da Canessa poco prima, iniziò quindi un piccolo commercio di paste alimentari in porti vicini. La sua prima lettera venne spedita il 25 gennaio 1836. Cerca di instaurare un rapporto con Giuseppe Stefano Grondona, il «genio quasi infernale» come lo definirà lui stesso, senza riuscirci, anche cedendogli la presidenza dell'associazione locale della Giovine Italia. Fondò una società con l'amico Luigi Rossetti, chiamato Olgiati.
Scrive direttamente a Mazzini il 27 gennaio, in una lettera mai giunta a destinazione, chiedendo che rilasciasse «lettere di marca», un'autorizzazione ad iniziare una guerra corsara contro i nemici austriaci e piemontesi, una richiesta impossibile da esaudire, ma senza le quali le sue azioni sarebbero state solo atti di pirateria. Parla apertamente contro Carlo Alberto sul Paquete du Rio cura le stampe della lettera mazziniana a Carlo Alberto e gli furono aperte le porte della loggia irregolare Asilo di Vertud.
Nel febbraio del 1837 parla con Livio Zambeccari, detenuto nella prigione Santa Cruz, era il segretario di Bento Gonçalves, presidente del Rio Grande del Sud, una piccola repubblica opposta al Brasile, sarà l'inizio di una collaborazione ufficiale.
Il 4 maggio 1837, ottenne una patente di corsa, la numero sei (avevano rilasciato un totale di 12 patenti) , documento firmato dal generale Joao Manoel de Lima e Silva apparentemente firmata il 14 novembre 1836. Nell’atto si leggeva la lista dei 14 uomini autorizzati a utilizzare la lancia Mazzini di 20 tonnellate, il capitano designato era Joao Gavazzon (o Gavarron), mentre Garibaldi figurava come il primo tenente. A Joao risultava intestata anche un’altra nave, la Farroupilha di 130 tonnellate. ottenuta dal governo della Repubblica Riograndense (Rio Grande do Sul), ribelle all'autorità dell'Impero del Brasile.
La nave comprata tempo prima grazie ai soldi di Giacomo Cris (vero nome di Giacomo Picasso con il quale si fece conoscere), era stata battezzata Mazzini, e con i soldi fruttati da una colletta, 800 lire verranno effettuate delle migliorie. Salperanno il 7 maggio, a bordo si contavano 12-13 uomini in tutto, fra cui il nostromo Luigi Carniglia, il timoniere Giacomo Fiorentino e Joao Baptista, un brasiliano che doveva pensare alle armi.
Sul giornale Jornal do comercio si dava come destinazione del viaggio Campos e come comandante Cipriano Alves (altro nome assunto da Garibaldi) La prima preda fu una lancia da cui prese lo schiavo nero Antonio e lo affrancò rendendolo libero. L'11 maggio i corsari avvistarono una sumaca chiamata Luisa e la abbordarono. Si contavano quattro uomini e quattro schiavi che verranno resi liberi a cui si aggiunse il primo. Garibaldi rifiuta ogni bene che il capitano gli aveva offerto e non vuole che i beni personali vengono toccati. Si continuò sulla nuova nave, più grande, ventiquattro tonnellate, a cui venne cambiato il nome mentre quella vecchia venne fatta affondare. I prigionieri vennero fatti scendere in seguito, sull'unica lancia che avevano a disposizione, con loro il brasiliano che non si era reso conto del pericolo.
Successivamente non si hanno notizie di altri abbordaggi, puntano verso Maldonado si giunse al 28 maggio. Intanto le sue gesta si diffusero ma non portando dati corretti, a sentire il ministero dela guerra e marina a Montevideo avrebbe liberato 100 schiavi neri. Lascia nella notte del 5-6 giugno la città avvertito del pericolo, infatti la Imperial Pedro sapeva dei corsari e li cercava per arrestarli.
Partiti nuovamente non si accorsero del malfunzionamento della bussola che li porta fuori rotta verso gli scogli all'altezza della punta de Jesùs y Maria. Il viaggio riprese, ottenuto con difficoltà dei viveri, dovendo in qualche modo ovviare alla mancanza di una lancia, comprata poi in seguito, utilizzarono in sostituzione la tavola su cui si mangiava, barili vuoti e vestiti a far da vela.
Affrontarono un lancione, il Maria, che era salpato con l'intento di catturare il corsaro, era il 15 giugno. Nel combattimento il timoniere incontra la morte, e Garibaldi che lo sostitusce viene ferito quasi mortalmente perdendo i sensi. La battaglia la continuarono i rimanenti italiani, comandati da Carniglia, fino alla fuga. Altri marinai abbandonarono la nave, l'eroe intanti riceve cure e si riprende.
Garibaldi scrive al generale Pascual Echague chiedendo aiuto, lo otterrà in parte: la nave partì per Buenos Aires giungendovi il 20 ottobre e venne restituita al proprietario, mentre i corsari rimasti non potevano lasciare Gualeguay (Argentina), erano prigionieri del governatore Juan Manuel de Rosas
Impara lo spagnolo. Tentò la fuga ma fu catturato e torturato da Leonardo Millán, rimase due mesi nel carcere di Bajada alla fine lo rilasciarono, nel febbraio del 1938, non avendo nulla da imputargli. Raggiunti a Paraná Guazú i suoi amici Rossetti e Cuneo seppe dell'arresto di Joao Gavazzon e di Giacomo Picasso. A cavallo giunse a Piratini, a maggio del 1838, un viaggio di 480 km. Conosce di persona di Bento Gonçalves e ne rimane affascinato.
Si organizzò un cantiere navale lungo il fiume Camaqua, capo dei lavori era l'irlandese di origine, John Griggs, intanto Garibaldi divenne comandante della flotta. Due lancioni erano pronti al varo: il Rio Pardo 15-18 tonnellate, nave dove si imbarcò lo stesso Garibaldi e l' Independencia, nell'equipaggio, che contava complessivamente circa 70 persone, vi erano Mutru e Carniglia. Partirono il 26 agosto 1938, riuscirono a superare lo sbarramento posto dalle navi nemiche. Il 4 settembre avvistarono due navi nemiche, una di esse fuggì l'altra una sumaca chiamata La Miniera si arrese. Vi era il problema della spartizione della preda: da dividere in tre parti secondo quanto scritto nell'accordo redatto da Rossetti, 8 (di cui una a Garibaldi) secondo quanto si decise alla fine, dal ministro delle finanze Almeida. L'ammiraglio Greenfell allarmato dall'accaduto fece scortare ogni nave con quelle di guerra, intanto nella piccola flotta di Garibaldi si aggiunsero altri navi e altre erano i costruzione.
Il 17 aprile 1839 avvertiti dal grido «è sbarcato il Moringue» (così era chiamato il maggiore Francesco Pedro de Abreu, a cui era stato l'ordine di eliminare Garibaldi) sventarono il tentativo di imboscata, anche se i nemici erano favoriti dalla nebbia. Affrontarono i circa 150 uomini inviati, ferendo lo stesso Moringue costringendoli alla ritirata, fu una vittoria celebre, conosciuta con il nome di ("Battaglia del Galpon de Xarqueada"). L'eco della vittoria venne ufficializzata dal rapporto del ministro della Guerra al parlamento brasiliano
Partecipò, quindi, in qualità di capitano tenente, alla campagna che portò alla presa di Laguna, il cui comando venne affidato al colonnello David Canabarro, della capitale dell'attigua provincia di Santa Caterina. La tattica utilizzata fu singolare: si risalì il fiume Capivari ingrossato dalle ultime pioggie avanzare le navi per via terra, con l'aiuto di due carri preparati dentro alcune fosse, trainati fino a giungere alla laguna di Thomás José e scendere dal Tramandai, per tale progetto vennero scelti i due nuovi lancioni: Farroupilha (18 tonnellate, su cui dava gli ordini l'eroe) e il Seival (12 tonnellate, a cui comando si ritrova Griggs).
Il 5 luglio inizia il trasporto via terra evitando l'attacco nemico che si stava preparando più avanti, terminerà l'11 luglio, tre giorni dopo il 14 luglio riprenderanno il mare. La nave di Garibaldi si rivela troppo pesante: il timone si spezza la nave si rovescia, è il 15 luglio 1839. Durante la tempesta annegheranno fra gli altri Mutru, Carniglia e Procopio uno schiavo reso libero che aveva ferito il Moringue. L'assalto verrà condotto lo stesso con l'unico Lancione rimasto, il Seival, condotto da Garibaldi, di fronte hanno un brigantino e quattro lancioni. Si dirige verso sud protando le inseguitrici, due lancioni, il Lagunense e l'Imperial Catarinense in una trappola. Dei soldati nascosti nella fitta vegetazione assaltarono le navi e le conquistarono, vennero poi utilizzate per distrarre gli altri due lancioni, Santa Ana e l' Itaparica si arresero, il brigantino Cometa fuggì.
Il 25 luglio 1839 venne conquistata Laguna e con il suo nuovo nome, Juliana venne proclamata la repubblica catarinense. Gli imperiali inviarono il maresciallo Francisco José de Souza Suares de Andrea con una flotta di 12 navi e tre lancioni, nei primi scontri venne ucciso Zeferino Dutra, uomo a cui Garibaldi aveva lasciato il comando del resto della flotta.
L'eroe prese il comando della Libertadora rinominata Rio Pardo, il Seival fu affidato a Lorenzo Valerigini. Occorrevano arrembaggi ma vicino alla laguna vi era un blocco navale creato dagli imperiali, per superarlo, il 20 ottobre si inviò una sumaca per distrarre le navi che partirono all'inseguimento lasciando il resto della flotta liberi di agire.
In una di queste azioni si trovarono di fronte alla nave Regeneração che con i suoi venti cannoni (le tre navi avevano un solo cannone ciascuno mise in fuga le navi. Fuggirono per lo stesso motivo anche dalla Andorinha, si attendeva di ritornare alla laguna. era il 2 novembre, il Rio Pardo tornò pochi giorni dopo. Malvolentieri guidò l'attacco alla cittadina Imaruí con l'intenzione di punirla del tradimento.
Il 4 novembre l'esercito imperiale forte di 16 navi con 33 cannoni complessivi e 900 uomini, riconquistò la città e i repubblicani, dopo aver incendiato le navi senza che i soccorsi richiesi fossero giunti, ripararono sugli altipiani, Griggs venne ucciso.
Sulla terraferma i combattimenti continuarono, e furono i primi per Garibaldi: il 14 dicembre 1839 a Santa Vittoria attaccò con i suoi marinai il nemico e costringendolo alla ritirata, il secondo, il 12 gennaio 1840 nei pressi di Forquillas: guidando la fanteria, 150 uomini soccorse il colonnello Teixeira.
Sconfitti Garibaldi radunò i sopravvissuti, 73 uomini in tutto, salì su un'altura e solo di notte gli inseguitori smisero la caccia. Marciarono per quattro giorni fino nei pressi di Vacaria e poi di nuovo al Rio Grande.
« Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi impresa. »
(Alessandro Walewski da J. Duprey, Un fils de Napoleón dans les pays de la Plata au temps de Rosas, Parigi-Montevideo 1937, p. 164.)
Nell'aprile del 1840 si radunarono i due eserciti nei pressi del fiume Taquari, 4.300 imperiali, al comando del generale Manuel Jorge Rodríguez che avrebbero affrontato 3.400 riograndesi, ma non ci fu alcuna battaglia. Si decise di attaccare San José do Norte, punto strategico di rifornimento. Dei quattro fortini disposti a difesa tre vennero distrutti in poco tempo, l'azione era guidata da Gonçalves con Teixeira. L'ammiraglio Greenfell inviò i rinforzi, garibaldi suggerì di bruciare la città l'idea non venne accolta, fuggiti il nizzardo si fermò su ordini dati a San Simón, poco dopo il 24 settembre 1840 fu ucciso Rossetti. Giunto a San Gabriel strinse amicizia con Francesco Anzani. Gli venne concesso di recarsi a Montevideo e di portarsi 1.000 buoi, riuscì a farne partire 900, negli oltre 600 km che percorse perse la maggior parte dei capi, solo 300 giunsero a destinazione nel giugno del 1841.
Soggiornava in casa di amici, non si conosce con esattezza quando Garibaldi entrò nella marina uruguayana, datogli il grado di colonnello, gli venne affidata una missione: una volta partito da Montevideo via mare si doveva penetrare nel Paraná fino a Bajada e poi portare il bottino preso dalle navi incrociate a Corrientes, una missione definita «suicida».
Le navi erano tre: Constitución, 256 tonnellate 18 cannoni comandata direttamente dal nizzardo, le altre due erano il brigantino Pereyra comandato da Manuel Arãna Urioste e la goletta mercantile Procida comandata da Luigi De Agostini. Partirono il 23 giugno 1842. Durante il viaggio la Constitución si arena, venne soccorsa dal Procida mentre gli argentini sopraggiunsero; si trattava dell'ammiraglio William Brown (1777 - 1857) al comando di sette navi, una di esse, la Belgrano si arenò. Grazie alla nebbia Garibaldi e le altre navi riescono a fuggire, Brown li insegue ma si immette su una rotta errata.
La navigazione continuò nel Paraná dal 29 giugno e raggiunsero come da programma Bajada il 18 luglio. Continuarono il viaggio superando il porticciolo di Cerrito. Le navi di Brown a cui si aggiunsero quelle comandate dal maggiore Seguì raggiunsero le navi del nizzardo vicino alla Costa Brava: da una parte 3 brigantini e 4 gollette, con un totale di circa 700 uomini e 53 cannoni mentre Garibaldi poteva contare su due delle tre navi in quanto la Procida si distaccò precedendoli a Corrientes, 29 cannoni e circa 300 uomini, entrambi avevano anche imbarcazioni minori.
Il 16 agosto Brown iniziò a fare fuoco. Risultano inutili i tentativi di resistenza, Urioste cercò di portare lo scontro via terra ma viene sconfitto, intanto Alberto Villegas con il suo gruppo fuggì. Dopo tre giorni di combattimenti, le navi vennero incendiate, ma alcuni dei corsari saltarono in aria con esse. Garibaldi si trasferisce prima a Goya e dopo vari spostamenti il 19 novembre si ritrova a Paysandù, qui ricevette l'ordine dal generale Felix Edmondo Aguyar di compiere alcune azioni militari. Venne poi richiamato a Montevideo, prima di raggiungerli dovette bruciare nuovamente la flottiglia che comandava. Giunto nel dicembre del 1842 con l'incarico di ricostruire la flotta perduta, con un attacco affondò il 2 febbraio 1843 un brigantino che faceva parte dela flotta di Brown, pochi giorni dopo venne respinto un primo tentativo del generale Manuel Oribe, iniziò il 16 febbraio 1843 l'assedio. Il 29 aprile dopo aver rinforzato l'isola dei Topi si ritrovò di fronte il giorno dopo nuovamente Brown. L'ammiraglio contava su due brigantini e due golette, Garibaldi due imbarcazioni con un cannone ciascuno, gli inglesi intervennero salvandoli.
Alla fine dell'anno prese il comando della Legione italiana. Il colore scelto per le divise fu il rosso, la bandiera, un drappo nero rappresentava il Vesuvio in eruzione. In seguito venne tradito dal colonnello Angelo Mancini, Dopo piccole vittorie conseguite rifiutò in una lettera del 23 marzo 1845 la proposta fatta a gennaio dal generale Rivera che voleva regalare alcune terre alla Legione italiana.
Si cercò di far finire l'assedio, si opposero senza successo gli ammiragli Herbert Ingliefeld e Jean Pierre Lainé, intanto Brown si ritirò, e tempo dopo volle salutare il suo avversario. Ingliefeld iniziò insieme a Garibaldi ad aprirsi un varco, con l'intenzione di conquistare porti nemici, era l'agosto del 1845. Il nizzardo comandava due brigantini Cagancha (64 uomini) e il 28 de marzo (36 uomini) e altre navi. Si aggiunsero i validi aiuti di Juan de la Cruz e José Mandell. Dopo aver preso l'isola del Biscaino e Gualeguaychú. Si aggiunse la goletta francese Eclair al cui comando vi era Hippolite Morier, si giunse davanti a Salto, occupata dagli uomini di Manuel Lavalleja. Egli dopo essere stato sconfitto da Francesco Anzani abbandonò la città che il 3 novembre fu occupata da Garibaldi.
Justo José de Urquiza iniziò l'assedio alla cittadina il 6 dicembre, dopo diciotto giorni di attacchi lasciò una parte dei suoi uomini, 700 di essi e abbandonò l'impresa. Il 9 gennaio 1846 Garibaldi ottiene la sua prima vittoria contro gli assedianti, attaccando di notte. Il generale Anacleto Medina intanto stava giungendo a dar man forte con i suoi cinquecento cavalieri, Garibaldi cerca di affrontarlo con 186 legionari e 100 uomini guidati dal colonnello Bernandino Baez ma vengono colti di sorpresa a loro volta dal generale Servando Gómez nei pressi di San Antonio.
Gli uomini trovarono riparo nei resti di un saladero dove si organizzarono, sparando solo a bruciapelo e attaccando in seguito con la baionetta riuscirono a resistere all'attacco, dopo otto ore di combattimento, Garibaldi ordina la ritirata.
Si conteranno 30 morti a cui si aggiungeranno 13 dei feriti mentre Servando ne avrà contati più di 130. I morti verranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui verrà piantata una bandiera in loro onore, è l' 8 febbraio 1846 Il nizzardo rimase a Salto per diversi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20 maggio attaccò nella notte Gregorio Vergara e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare i soldati che li inseguivano comandati da Andrés Lamas.
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