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IL CASO CARREFOUR DI ASSAGO: Barbara e suo figlio Alexander
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IL CASO CARREFOUR DI ASSAGO: Barbara e suo figlio Alexander
Barbara e suo filglio Alexander(bambino autistico) al Carrefour di Assago;
ecco quanto accaduto riassunto da Barbara:
"Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.
Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.
Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.
Ho pianto. Dal dolore.
________________________________________________________________________________________
me l'hanno mandata un po di tempo fa un paio di amici miei..e io la tengo sempre conservata, un po, forse, come monito personale, che mi ricorda che le diversità umane, svariate e illimitate per queante sono, servono solo a distinguere ogni individuo dalla massa, ma non per farne un'emarginato, ma per farne un vincente sugli altri.
ecco quanto accaduto riassunto da Barbara:
"Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.
Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.
Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.
Ho pianto. Dal dolore.
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me l'hanno mandata un po di tempo fa un paio di amici miei..e io la tengo sempre conservata, un po, forse, come monito personale, che mi ricorda che le diversità umane, svariate e illimitate per queante sono, servono solo a distinguere ogni individuo dalla massa, ma non per farne un'emarginato, ma per farne un vincente sugli altri.
Re: IL CASO CARREFOUR DI ASSAGO: Barbara e suo figlio Alexander
odio tutti i razzismi ke riguardano etnia, religione, lingua, differenze di opinioni, handicap, ecc...
a dir la verità anke io sn razzista..ma verso i "grezzi"..colori ke penso siano culturalmente inferiori ma nn perke nn possono studiare ma perke nn vogliono farlo rimanendo nella loro ignoranza e nel loro mondo trp diverso dal mio..un mondo tutto lo ro di cui nn sto qui a spiegare le caratteristiche
a dir la verità anke io sn razzista..ma verso i "grezzi"..colori ke penso siano culturalmente inferiori ma nn perke nn possono studiare ma perke nn vogliono farlo rimanendo nella loro ignoranza e nel loro mondo trp diverso dal mio..un mondo tutto lo ro di cui nn sto qui a spiegare le caratteristiche
Re: IL CASO CARREFOUR DI ASSAGO: Barbara e suo figlio Alexander
Fenrir ha scritto:Barbara e suo filglio Alexander(bambino autistico) al Carrefour di Assago;
ecco quanto accaduto riassunto da Barbara:
"Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.
Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.
Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.
Ho pianto. Dal dolore.
________________________________________________________________________________________
me l'hanno mandata un po di tempo fa un paio di amici miei..e io la tengo sempre conservata, un po, forse, come monito personale, che mi ricorda che le diversità umane, svariate e illimitate per queante sono, servono solo a distinguere ogni individuo dalla massa, ma non per farne un'emarginato, ma per farne un vincente sugli altri.
So cos'è il "diverso". So cosa succede quanto qualcuno sembra andare contro corrente e la moltitudine di gente che ti viene contro ti spintona e si fa largo, deridendo la tua persona.
So cosa si prova nel vedere qualcuno leso nella propria dignità di essere umano, di persona consapevole dei propri limiti ma pur sempre UNA PERSONA.
La gente si fa forte quando sta bene, quando la foruna sembra essere dalla sua parte, quando crede di essere talmente sopra tutti da poterli guardare dall'alto in basso.
Ma quella gente, proprio quella che pensa di essere MIGLIORE, non è altro che il marcio della nostra società. Perchè è a causa loro che molti, colpevoli di non essere "normali", vivono nell'ombra, nella vergogna, e nell'umiliazione, provocata da gente falsa, bugiarda, che è capace di trasformare una persona sfortunata in un fenomeno da baraccone, solo x sentirsi QUALCUNO.
Ma per essere qualcuno, bisogna distinguersi dagli altri per qualcosa di importante, di cui andare fiero.
Perchè non sarà sputando veleno, o gettando fango su chi soffre per la propria condizione, che si otterrà la gloria.
e credetemi, cosa che si può evincere anche da questo racconto, che il male procurato può uccidere non solo la persona umiliata, ma anche i suoi familiari, che, maggiormente consapevoli di ciò che pensa la gente estranea, soffrono ancor di più.
Quel bambino avrebbe voluto essere come tutti gli altri per un giorno e gente insensibile, cinica,e che non ha sicuramente sperimentato il dolore dell'emarginazione, ha ridotto in un'occasione di sofferenza x lui e x la povera mamma che voleva regalargli un sorriso e invece lo ha portato tra la gentaglia.
So cosa si prova nel vedere qualcuno leso nella propria dignità di essere umano, di persona consapevole dei propri limiti ma pur sempre UNA PERSONA.
La gente si fa forte quando sta bene, quando la foruna sembra essere dalla sua parte, quando crede di essere talmente sopra tutti da poterli guardare dall'alto in basso.
Ma quella gente, proprio quella che pensa di essere MIGLIORE, non è altro che il marcio della nostra società. Perchè è a causa loro che molti, colpevoli di non essere "normali", vivono nell'ombra, nella vergogna, e nell'umiliazione, provocata da gente falsa, bugiarda, che è capace di trasformare una persona sfortunata in un fenomeno da baraccone, solo x sentirsi QUALCUNO.
Ma per essere qualcuno, bisogna distinguersi dagli altri per qualcosa di importante, di cui andare fiero.
Perchè non sarà sputando veleno, o gettando fango su chi soffre per la propria condizione, che si otterrà la gloria.
e credetemi, cosa che si può evincere anche da questo racconto, che il male procurato può uccidere non solo la persona umiliata, ma anche i suoi familiari, che, maggiormente consapevoli di ciò che pensa la gente estranea, soffrono ancor di più.
Quel bambino avrebbe voluto essere come tutti gli altri per un giorno e gente insensibile, cinica,e che non ha sicuramente sperimentato il dolore dell'emarginazione, ha ridotto in un'occasione di sofferenza x lui e x la povera mamma che voleva regalargli un sorriso e invece lo ha portato tra la gentaglia.
Andromaca- Admin
- Età : 35
Località : Palermo
Indirizzo di studi : Antropologia
Campo di ricerca : Tradizioni popolari
Data d'iscrizione : 23.01.09
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