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Messaggio  Achille Lun Dic 27, 2010 12:58 pm

I SEGRETI DELLA MASSONERIA DURANTE IL RISORGIMENTO (del prof. Ninni Giuffrida) Crispi10
Francesco Crispi, massone

La struttura organizzativa della massoneria italiana subisce una radicale mutazione durante il Risorgimento. L'esoterismo e la speculazione filosofica sono messi in secondo piano sovrastati dai processi politici e sociali di costruzione dell´Unità d'Italia.

Il nuovo corso massonico in Sicilia nasce con la scelta di Garibaldi di fondare nel 1860 il "Supremo Consiglio Grande Oriente d´Italia di rito scozzese antico e accettato Valle dell´Oreto sedente all´Oriente di Palermo" assumendone la guida (in una sola seduta è investito di tutti i gradi del Rito Scozzese, dal 4° al 33°). Il progetto è di creare un soggetto politico che, facendo perno su Palermo, supporti il processo che porterà all´unità d´Italia con Roma capitale. Il gran maestro Garibaldi, infatti, in un suo decreto del 1865 ribadisce che il Grande Oriente d´Italia ha «sede provvisoria a Palermo, finché Roma non sia capitale degli Italiani».

I massoni siciliani, sotto l´attenta regia di Crispi, plaudono formalmente al progetto di Garibaldi, ma, di fatto, si rendono conto che non possono essere il motore dell´unificazione dei liberi muratori italiani e preferiscono ripiegare sulla dimensione regionale consolidando una struttura alla quale si affida la costruzione del consenso elettorale di Crispi e del partito democratico. È quanto emerge dalla lettura di alcuni fascicoli dell´archivio dell´Oriente palermitano ritrovati casualmente e contenenti una documentazione che va dal 1861 al 1900.

Il braccio operativo di Francesco Crispi, maestro venerabile ad vitam 33, a Palermo è Giovan Battista Chianello barone di Boscogrande, maestro venerabile 33 della Loggia Centrale, non solo consigliere provinciale e comunale, ma anche responsabile della segreteria elettorale del presidente del Consiglio. La sua capacità organizzativa è messa alla prova soprattutto nelle elezioni anticipate del 1892: Crispi e il suo gruppo sono in affanno in quanto gli avversari si battono contando sull´appoggio dei presidenti del Consiglio Rudinì prima e Giolitti poi. Boscogrande agisce, in continuo contatto epistolare e telegrafico con Crispi, con grande accortezza raccordando l'impegno dei fratelli con quello dei profani.

Sul fronte della massoneria il 28 maggio 1892 organizza un incontro con il maestro venerabile Francesco Crispi 33° presso "il punto geometrico accessibile solo ai liberi muratori regolari della Massoneria universale" (Tempio massonico), posto in via Biscottari nel palazzo Conte Federico, alla presenza dei fratelli delle Logge: Centrale (maestro venerabile Chianello di Boscogrande 33°), Alighieri (maestro Carmelo Trasselli 33°), Risveglio (Giovanni Lucifora 33°), Triquetra (Giuseppe Masnata 30°), Ercta (Francesco Paolo Tesauro 30°), Cosmos (Giorgio Maggiacono 18°). La lettura del resoconto degli interventi della serata fornisce un vivido ritratto delle posizioni politiche sia di Crispi sia dei massoni che operano su Palermo.

Boscogrande, inoltre, organizza comitati, promuove banchetti elettorali come quello che si svolgerà all´hotel delle Palme con presenze significative come quelle di Girolamo Ardizzone direttore del Giornale di Sicilia, di Artese direttore del Corriere del Mattino, di Michele Serra direttore dell´Amico del Popolo o dell´avvocato Gioacchino Seminara. L'obiettivo è quello di raccogliere fondi per la campagna elettorale affidandone la tesoreria al fratello massone Napoleone La Farina. Il giorno delle elezioni segue lo spoglio e invia il seguente telegramma a Crispi: "Congratulazioni auguri sinceri a vostra eccellenza rieletto con voti 2138".

In realtà, i risultati non sono esaltanti: Crispi è eletto ma Muratori, altro candidato crispino, soccombe sotto i colpi dello spregiudicato Trabia. Crispi, nel frattempo, si era reso conto che il progetto di Garibaldi di utilizzare l´Oriente palermitano come strumento per il processo di unificazione della massoneria italiana era diventato impraticabile e appoggia il progetto di un Grande Oriente romano al quale aderiscano tutte le altre realtà regionali.

Nel 1877 Tamajo, massone di sicura fede crispina (senatore prima e prefetto poi), quale rappresentante della Comunione massonica italiana sedente in Roma, e l´avvocato Pietro Messineo 33, in nome del Grande Oriente d´Italia sedente a Palermo, stipulano un concordato in base al quale l'Oriente di Palermo è dichiarato Sezione del Supremo Consiglio della massoneria italiana sedente in Roma capitale della nazione. Tra le adesioni si trovano numerosi protagonisti della politica palermitana quali il senatore Gaetano La Loggia, l´avvocato Pietro Messineo, Camillo Finocchiaro Aprile, il principe Pietro Vanni di San Vincenzo. Un altro filone che emerge dalle carte dell´Oriente palermitano è quello relativo alla sua attenzione nei confronti della vita universitaria.

Il barone di Boscogrande diventa interlocutore privilegiato del mondo accademico siciliano per due motivi: il primo per interloquire con il Consiglio superiore della pubblica istruzione per la gestione dei concorsi; il secondo per governare i finanziamenti che il Comune e la Provincia di Palermo danno al Consorzio costituito per la realizzazione di laboratori scientifici. Le affiliazioni alla Loggia Centrale di professori universitari sono numerose fra le quale si trova traccia di quella del professor Damiano Macaluso, ordinario di fisica, che si affilia nel settembre del 1888 e ha come garante il confratello 30 professore Gaetano Giorgio Gemmellaro.

I massoni Gemmellaro (1874-76 e 1880-83) e Macaluso (1890-93) saranno eletti Magnifici Rettori, mentre Boscogrande, come maestro venerabile della Loggia Centrale, diventa il referente per la gestione degli "affari" universitari. Il vissuto dell´Oriente di Palermo non è soltanto gestione del potere, ma anche scontro politico sul programma, sul processo di riunificazione, sulle alleanze. La spedizione dei Mille spazza via non solo i borbonici, ma anche il vissuto delle logge dei liberi muratori del Settecento siciliano intorno al quale si aggrega la cultura democratica siciliana e il complesso progetto riformatore che fa capo a viceré massoni come Caracciolo e Caramanico.

Garibaldi è colui che apparentemente si carica della responsabilità di avviare il cambiamento, ma, in realtà, queste carte permettono di ipotizzare un´ipotesi di ricerca che veda in Crispi il vero motore del progetto di rifondazione massonica in Sicilia.

PROF. NINNI GIUFFRIDA
Achille
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