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Messaggio  Sam Ven Feb 04, 2011 2:05 pm


di MAX TRIMURTI
www.storiain.net

La caduta dell'Impero ottomano e la fine del Califfato rinforzano la corrente fondamentalista che si è sviluppata nella moschea Al-Azhar del Cairo. In questa temperie nascono nel 1929 i Fratelli Musulmani.

Agli inizi del XX secolo l'islam vive una situazione paradossale. Il mondo musulmano attraversa una stagione di grande effervescenza intellettuale, la Nahda, in cui alcuni teologi, fra i più influenti, hanno cercato di dimostrare tutta la modernità del messaggio del Profeta e tentato di riformare l'islam. Tuttavia è proprio nello stesso momento che una frangia non trascurabile di credenti si radicalizza in un certo numero si paesi arabi e africani. Questo doppio movimento può sconcertare. Per comprenderlo meglio, conviene esaminare come era allora organizzata la comunità dei musulmani.
L'islam, apparentemente, non è una religione centralizzata come potrebbe essere il cattolicesimo romano. L'islam politico o, almeno, istituzionale, è rappresentato all'epoca dall'Impero ottomano. Questo stato vasto e relativamente potente gode di una grande influenza nell'insieme del mondo musulmano sunnita. Dal Maghreb alle porte dell'Europa occidentale, passando per il Vicino Oriente, la "Sublime Porta", come era denominato il centro del potere ottomano, offre una visione strutturata dell'islam attraverso l'istituzione del sultano-califfo. Al riparo di questo califfato, protettore dell'islam, i grandi teologi ottomani emettono i decreti, le Fatwa, che reggono l'insieme della comunità dei fedeli (la umma).
Ma all'inizio del XX secolo la grande potenza ottomana è agonizzante. Roso dall'interno, questo gigantesco impero comincia a incrinarsi. Istanbul appare ormai come l'ombra di sé stessa e per la cancellerie d'Europa il paese diventa "il grande malato". Se si dovesse stabilire la data del suo decesso, potrebbe essere scelto il 1908, l'anno della rivoluzione dei Giovani Turchi. Ma saranno il 1914 e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale ad assestare il colpo di grazia al traballante impero.

L'Egitto è stato sempre l'antitesi della "Sublime Porta". La grande moschea Al-Azhar (la Brillante), al Cairo, rappresenta il suo principale centro di riflessione dottrinale e filosofico.
Questa moschea, fondata nel 970 dal quarto califfo fatimide Al-Muizz li-Din Allah ed il cui nome rende omaggio a Fatima Zahra, la figlia di Maometto e sposa di Alì, ospita una delle più prestigiose università del mondo musulmano. I suoi rettori godono di una autorità morale incontestata e tra le sue mura si sono formati la maggioranza dei muftì arabi ed africani. Ma, per lungo tempo, ha in un certo senso vissuto nell'ombra della "Sublime Porta". La caduta dell'Impero ottomano gli permette di risvegliarsi, consolidando la sua posizione fino a quel momento puramente simbolica. Alla caduta del califfato, la moschea Al-Azhar si trova così a prendere il testimone da Istanbul. Ma l'islam che incarna è un islam nazionalista, in particolar modo nei confronti delle potenze coloniali, ivi compresa l'autorità del Khedivé, considerato dai capi di Al-Azhar come un tiranno al servizio degli Inglesi. Due figure intellettuali incarnano questa corrente contestataria: Jamal al-Din Al-Afghani e Mohamed Abduh (1848 - 1905).
Il primo è nato nel 1832 da una famiglia originaria di Kabul. Egli ha dovuto lasciare il suo paese nel 1868, nel momento in cui si moltiplicano le sollevazioni contro l'esercito britannico, proprio perché le autorità coloniali giudicavano che le sue predicazioni costituivano dei richiami alla rivolta. Esiliato a Parigi, egli propugna per tutta la sua vita il ritorno al Corano, che rappresenta ai suoi occhi, l'unico strumento di guida e la base di tutte le riforme per il mondo musulmano. Morto nel 1897, egli lascerà numerosi scritti e molti discepoli. Fra questi la figura di Mohamed Abduh. Questo egiziano aveva incontrato Al Afgani in Francia. Di dieci anni più giovane, anche egli milita contro il colonialismo europeo facendo appello all'unione dei musulmani, idea che formalizzerà in un trattato filosofico Risalat al-Tawhid (Teologia dell'unità). Egli è Salafita e, in questo senso, afferma che la sola fede degli antenati è ragionevole e pratica. Ma, sebbene l'islam che propugna sia rigido e rigoroso, i mezzi che egli mette in opera per diffonderlo sono decisamente moderni. Nel 1884 Abduh lavora in Libano alla costruzione di un sistema educativo islamico inedito e parallelamente edita un giornale rivoluzionario denominato "Al Urwa al-Wuthqa" (il Legame indissolubile), la cui testata è tratta da una espressione del Corano.

Dopo la sua morte nel 1905, uno dei suoi discepoli, Mohamed Rashid Rida, raccoglie il testimone, fondando la rivista "Al-Manar" (il Faro o il Minareto). Questo filosofo siriano, profondamente marcato dalla teoria Wahabita, cerca di collegare l'identità araba e l'identità mussulmana e di avvicinare i punti di vista dei nazionalisti arabi e dei teologi di Al-Azhar. Egli passa grande parte della sua vita a denunciare il tradimento dei Turchi, in quanto l'abolizione del califfato da parte di Mustafà Kemal Ataturk e la laicizzazione a tappe forzate della Turchia (che si manifesta non solo con la dissoluzione delle Confraternite mussulmane nel 1924, ma anche con il divieto del velo), viene vissuta da molti religiosi di Al-Azhar come un tradimento. Si tratta di una presa di distanza dal modello turco da parte dei dottori della legge di Al-Azhar, che provvederanno a sviluppare una visione tanto più cavillosa ed ortodossa dell'islam quanto più Istanbul si europeizza e si occidentalizza.
Il più attivo nel denunciare questa deriva si chiama Hassan Al-Banna. Nato in una famiglia devota egiziana nel 1906, si forma nel seminario teologico di Al-Azhar. Fin dall'adolescenza dimostra un grande rigore: crea infatti una "associazione contro le violazioni della Legge", i cui membri fanno pervenire in maniera anonima delle rimostranza scritte alle persone sospettate di aver infranto qualche principio religioso e morale. Uomo mistico, Hassan si appassiona all'insegnamento dei Sufi, digiuna il lunedì ed il giovedì. Diventato Muezzin all'oratorio della scuola di Damahur, nel 1923 viene nominato istitutore al Cairo, prima di spostarsi ad Ismailia nel 1927. E' proprio in questa città che fonda la Confraternità dei Fratelli Musulmani (Al-Ikhwan al-Muslimin) che sarà ufficializzata nel 1929.
La finalità di questo gruppo è politica, prima ancora di essere religiosa. Al-Banna milita in effetti per la decolonizzazione dell'Egitto, ma, a differenza di Muhamad Ahmad ibn Abdallah, che aveva assunto, negli anni '80 del XIX secolo, il titolo di Mahdi (uomo guidato da Dio), Al-Banna si ammanta di un discorso religioso e non dissocia l'ideologia dalla teologia. I Fratelli Mussulmani lottano prima di tutto per un ritorno alla pratica religiosa ed all'osservanza della legge islamica (Sharia). Essi si impegnano a lottare con l'influenza laica occidentale e la cieca imitazione degli europei. L'originalità di questo movimento sta nel fatto che esso attinge alle tecniche di agitazione e propaganda utilizzate dai Bolscevichi in Russia per la loro rivoluzione. I Fratelli Mussulmani mettono particolarmente attenzione nella formazione dei loro militanti. Attraverso gli insegnamenti ed i commenti del Corano, lo studio della storia mussulmana e della vita del Profeta, i membri di questa associazione svolgono una capillare predicazione. Il favore di questo movimento nella popolazione cresce rapidamente.

Nell'autunno 1932 la sede dei Fratelli Musulmani viene trasferita al Cairo. Nell'anno seguente l'associazione si apre alle donne o, piuttosto, crea una struttura parallela dedicata alle donne: le Sorelle Musulmane. Forte dei successi di questa seconda organizzazione, Al-Banna moltiplica le scuole nei quartieri poveri, le associazioni di carità, i dispensari e le biblioteche in tutto il paese. Egli punta, in special modo, a far breccia tra le popolazioni più diseredate d'Egitto. La sua confraternita si sviluppa: 2.000 membri nel 1933, 40.000 nel 1935, più di 200.000 agli inizi del 1940. Molto vicino al Gran Muftì di Gerusalemme, che sostiene Adolf Hitler, Al-Banna estende la sua influenza fuori dalle frontiere egiziane. I Fratelli Musulmani si impegnano nel 1948 nella guerra contro il giovane stato di Israele.
A questa data il movimento conta più di 2 milioni di membri in Egitto e comincia a preoccupare la monarchia. Il governo di Nokraci Pashà decide di contrastare il movimento. L'8 dicembre 1948 i Fratelli Musulmani vengono sciolti per "condotta sovversiva contro la sicurezza dello stato". Qualche giorno più tardi il Primo Ministro viene assassinato da un "fratello". La risposta del governo non si fa attendere. Il 12 febbraio 1949 Hassan Al-Banna viene ucciso a sua volta. Ma il movimento sopravvive al suo fondatore.
Il risentimento che cresce in diverse regioni del mondo contro le potenze coloniali, all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, costituirà un terreno molto fertile per la propagazione di questo islam radicale. Sebbene interdetta da Nasser nel 1954, la confraternita, ormai clandestina, si diffonde in diversi stati arabi ed i Fratelli Musulmani costituiranno presto un'importante rete mondiale, proprio come aveva sognato Hassan Al-Banna.

BIBLIOGRAFIA

* Il profeta e il faraone. I Fratelli Musulmani alle origini del movimento islamista - Laterza, 2006
* R. Mantran (a cura di), Storia dell'Impero ottomano - Argo, 1999
* A. Rosselli, Il tramonto della Mezzaluna - Rizzoli, 2003
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