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La peste nera, castigo divino. (Parte Seconda)

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La peste nera, castigo divino. (Parte Seconda) Empty La peste nera, castigo divino. (Parte Seconda)

Messaggio  Sam Ven Giu 03, 2011 1:38 pm

www.medioevo.com

La peste nera, castigo divino. (Parte Seconda) Danse_10

Alcune zone rimasero immuni dal contagio
La Peste nera non colpì tutta Europa con la stessa intensità: alcune (rare) zone rimasero quasi immuni dal contagio (come alcune regioni della Polonia, il Belgio e Praga), altre invece furono quasi spopolate.
In Italia la peste risparmiò Milano, mentre a Firenze uccise quattro quinti degli abitanti. In Germania invece, mentre il meridione venne prevalentemente risparmiato, Amburgo, Brema e Colonia vennero colpite in maniera massiccia dall'epidemia.
Gli effetti sulla popolazione furono senz'altro più gravi in Francia e in Italia che in Germania. In Scandinavia ebbe un effetto disastroso; specialmente in Norvegia, dove la pandemia colpì così tanto la popolazione da lasciarla senza sovrani.
Fu in quel momento che i tre regni nordici: Danimarca, Norvegia e Svezia s'unirono sotto la guida della regina Margrete I di Danimarca. Furono necessari alcuni secoli perché la popolazione europea ritornasse alla densità precedente la pandemia.
David Herlihy nota che il numero degli abitanti dell'Europa cessò di calare solo nei primi decenni del XV secolo, e che nei cinquant'anni successivi rimase stabile, per poi riprendere lentamente ad aumentare attorno al 1460.
Durante l'epidemia di peste del 1656, a Roma, i medici ritenevano che questo abbigliamento proteggesse dal contagio. Indossavano un mantello cerato, una sorta di occhiali protettivi e guanti. Nel becco si trovavano sostanze aromatiche.

Le cause? "Soffi pestiferi" o miasmi del sottosuolo
I medici dell'epoca rimasero disorientati di fronte a questo fenomeno, per loro incomprensibile. Allora la formazione del medico prevedeva una solida preparazione astrologica, che impegnava la maggior parte del loro studio.
Le teorie mediche risalivano all'antichità, a Ippocrate e Galeno, secondo i quali le malattie nascevano da una cattiva miscela (discrasia) dei quattro umori del corpo: sangue, flemma, bile gialla e bile nera. L'idea stessa del contagio era sconosciuta alla medicina galenica, e del tutto impensabile la trasmissione di malattie da animale a uomo.
Si pensava piuttosto che dei "soffi pestiferi" avessero trasportato la malattia dall'Asia all'Europa, oppure che la malattia fosse causata da miasmi provenienti dall'interno della terra. I consigli o regimi contro la peste, opere mediche che mostravano come difendersi dal contagio, divennero quasi un genere letterario.
Si consigliava di tener aperte solo le finestre rivolte a nord, perché i venti da sud - caldi e umidi - erano considerati dannosi. Il sonno durante il giorno era bandito, così come il lavoro pesante.

La fuga dei medici
Secondo molti la peste colpiva di preferenza le donne giovani e belle. E, in effetti, la peste contagiava con maggior facilità più le donne degli uomini, e più i giovani che gli anziani. Il medico Gentile da Foligno elaborò la teoria del soffio pestifero: una congiunzione sfavorevole dei pianeti avrebbe risucchiato l'aria dalla terra, aria che sarebbe ritornata sulla terra in forma di "soffio pestifero".
La facoltà di medicina dell'Università di Parigi, incaricata da Filippo IV di Francia di redigere una relazione sulle cause dell'epidemia, fece propria questa tesi, e così questa spiegazione assunse grande autorevolezza e venne tradotta in numerose lingue europee. Molti medici, di fronte alla peste, fuggivano.
Se fuggivano erano considerati dei vigliacchi. Se restavano, erano considerati interessati solamente al denaro. Riferisce il cronista Marchionne di Coppo Stefani: "Medici non se ne trovavano, perocché moriano come gli altri; e quelli che si trovavano, volevano smisurato prezzo innanzi che intrassero nella casa."
In caso di peste, l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi.
Il rimedio cui i medici più frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbe aromatiche. Papa Clemente VI, per tutta la durata dell'epidemia ad Avignone, rimase rinchiuso nei suoi appartamenti, dove erano accesi grandi falò. È probabile che in questo modo riuscì realmente a sfuggire al contagio: il calore allontana le pulci.
A lungo termine la peste fece sì che la medicina si emancipasse dalla tradizione galenica. Papa Clemente consentì che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause dalla malattia. La ricerca diretta sul corpo umano per mezzo di studi anatomici ebbe un maggior impulso dopo la peste, un primo passo in direzione della medicina moderna e della scienza empirica.
Ma dovevano trascorrere quasi 200 anni prima che Girolamo Fracastoro (1483-1533) si confrontasse in maniera più sistematica con l'idea di contagio.

Il castigo divino
Molti ritennero che la peste fosse un castigo divino, e cercarono conforto nella religione. Movimenti religiosi nacquero spontaneamente in conseguenza della peste, o nel timore dell'epidemia, e molti di essi sfidavano il monopolio ecclesiastico sulla sfera spirituale. La vita quotidiana era segnata da rogatorie e processioni.
I flagellanti percorrevano le strade delle città. Il culto di San Rocco, patrono degli appestati, divenne particolarmente intenso, e i pellegrinaggi divennero più frequenti. In molti luoghi sorsero chiese votive e altri monumenti, come le cosiddette "colonne della peste", per la paura degli uomini e per il loro desiderio di essere liberati dal flagello.
Nella generale disperazione, vi furono altri che decisero di gustare ogni minuto della vita che gli restava: tra danze e musiche si tentava di allontanare se non il contagio, almeno il pensiero di esso.
L'economia non poteva reggere l'urto dell'epidemia. La mano d'opera moriva, fuggiva, o non riusciva più a svolgere il proprio compito. Per molti non aveva più senso coltivare i campi, se comunque la morte ben presto doveva raggiungerli.

La persecuzione degli ebrei
L'autorità della Chiesa e dello Stato crollò molto rapidamente, anche per l'inefficacia delle misure messe in campo contro il contagio. A soffrire maggiormente di questa perdità di autorità fu chi si trovava a margini della società medievale. Soprattutto in Germania l'epidemia fu accompagnata da una gravissima persecuzione degli ebrei, probabilmente la più grave fino alla Shoa.
I pogrom ebbero inizio quanto la popolazione esasperata individuò negli ebrei i colpevoli della catastrofe. Le autorità tentarono di arginare le violenze. Già nel 1348 papa Clemente VI definiva le accuse che gli ebrei diffondessero la peste avvelenando i pozzi "inconcepibile", perché l'epidemia infuriava anche dove non c'erano ebrei, e laddove vi erano ebrei, anch'essi finivano vittime del contagio.
Il papa invitava il clero a porre gli ebrei sotto la sua protezione. Clemente VI vietò di uccidere ebrei senza processo e di saccheggiare le loro case. Le bolle papali ebbero effetto solo ad Avignone, mentre altrove contribuirono ben poco alla salvezza degli ebrei.
Lo stesso vale per la regina Giovanna I di Napoli che, nel maggio 1348, aveva diminuito i tributi dovutile dagli ebrei che vivevano nei suoi possedimenti provenzali, per compensare le perdite dovute ai saccheggi subiti. Nel giugno dello stesso anno i funzionari reali vennero cacciati dalle città della Provenza, fatto che illustra la debolezza della tutela degli ebrei causata dalla perdita di autorità dei monarchi.

Gli ebrei avvelenano i pozzi!
L'accusa che gli ebrei avvelenassero fonti e pozzi cominciò a circolare agli inizi del 1348: in Savoia alcuni ebrei, inquisiti, sotto tortura avevano ovviamente ammesso questo reato. La loro confessione si diffuse rapidamente in tutta Europa, e scatenò un'ondata di violenze, soprattutto in Alsazia, in Svizzera e in Germania. Il 9 gennaio 1349, a Basilea, venne uccisa una parte degli ebrei che vi abitavano. Il consiglio cittadino della città aveva allontanato i più agitati tra quelli che istigavano alla violenza, ma la popolazione si rivoltò, costringendo gli amministratori a togliere il bando e a cacciare gli ebrei.
Una parte di loro venne rinchiusa in un edificio su di un isola sul Reno, cui poi venne dato fuoco. Anche a Strasburgo il governo cittadino aveva tentato di proteggere gli ebrei, ma venne esautorato dalle corporazioni. Il nuovo governo si mostrò tollerante verso l'annunciato massacro, che ebbe luogo nel febbraio 1349, quando la peste ancora non aveva raggiunto la città. Vennero uccisi 900 ebrei, sui 1884 residenti a Strasburgo. Si discute sul ruolo dei flagellanti nei pogrom.
Si riteneva che, ancora prima dell'arrivo della peste, essi avessero istigato la popolazione contro gli ebrei in città come Friburgo, Colonia, Augusta, Norimberga, Königsberg e Regensburg/Ratisbona. La ricerca più recente è però del parere che i flagellanti siano stati una "comoda giustificazione" (Haverkamp). Nel marzo 1349, 400 ebrei di Worms preferirono appiccare il fuoco alle loro case e morirvi che finire nelle mani della folla in rivolta.
Lo stesso fecero in luglio agli ebrei di Francoforte. A Magonza gli ebrei si difesero, e uccisero 200 dei cittadini che li stavano attaccando. Ma alla fine anche a Magonza, che all'epoca era la più grande comunità ebraica d'Europa, gli ebrei si suicidarono incendiando le proprie case. I pogrom proseguirono sino alla fine del 1349. Gli ultimi ebbero luogo ad Anversa e Bruxelles. Quando la peste cessò, ben pochi ebrei erano rimasti in vita tra Germania e Paesi Bassi.

L'ora degli uomini nuovi
La Peste nera provocò un mutamento profondo nella società dell'Europa medievale. Come ha dimostrato David Herlihy, dopo il 1348 non fu più possibile mantenere i modelli culturali del XIII secolo. Le gravissime perdite in vite umane causarono una ristrutturazione della società che, a lungo termine, avrebbe avuto effetti positivi.
Herlihy definisce la peste "l'ora degli uomini nuovi": il crollo demografico rese possibile ad una percentuale significativa della popolazione la disponibilità di terreni agricoli e di posti di lavoro remunerativi. I terreni meno redditizi vennero abbandonati, il che, in alcune zone, comportò l'abbandono di interi villaggi. Le corporazioni ammisero nuovi membri, cui prima si negava l'iscrizione.
I fitti agricoli crollarono, mentre le retribuzioni nelle città aumentarono sensibilmente. Per questo un gran numero di persone godette, dopo la peste, di un benessere che in precedenza era irraggiungibile. L'aumento del costo della manodopera favorì un'accentuata meccanizzazione del lavoro. Così il tardo Medioevo divenne un epoca di notevoli innovazioni tecniche.
David Herlihy cita l'esempio della stampa. Fino a quando i compensi degli amanuensi erano rimasti bassi, la copia a mano era una soluzione soddisfacente per la riproduzione delle opere. L'aumento del costo del lavoro diede il via a una serie di esperimenti che sfociò nell'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg. Sempre Herlihy ritiene che l'evoluzione della tecnica delle armi da fuoco sia da ricondurre alla carenza di soldati.

Come la Chiesa divento ancora più ricca
La Chiesa, cui moltissime vittime dell'epidemia avevano lasciato in eredità i loro beni, uscì dalla peste nera più ricca, ma anche meno popolare di prima.
Non era riuscita a dare una risposta soddisfacente al perché Dio avesse messo alla prova l'umanità in maniera tanto dura, né era riuscita ad essere vicina al proprio gregge, quando questo ne aveva maggior bisogno.
Il movimento dei flagellanti aveva messo in discussione l'autorità della Chiesa.
Anche dopo che questo movimento tramontò, molti cercarono Dio in sette mistiche e in movimenti di riforma, che alla fine distrussero l'unità spirituale dei cristiani.
Secondo alcuni storici della cultura, tra cui in particolare Egon Friedell, la Peste nera causò la crisi delle concezioni medievali di uomo e di universo, scuotendo le certezze della fede che avevano dominato fino ad allora, e vede un rapporto causale diretto tra la catastrofe della peste nera e il Rinascimento.
Sam
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